Le stenelle striate si riconoscono facilmente dal disegno sul fianco: una vistosa striscia bianca simile a una “fiamma” che punta verso la pinna dorsale. Pur potendole incontrare anche più vicino alla costa, per le stenelle l’habitat più tipico è quello pelagico, sopra fondali che possono superare i 2000 metri. La loro alimentazione è molto varia e gli organi luminescenti presenti nella maggior parte delle loro prede fanno supporre che si immergano fino a 500-700 m di profondità per trovare il cibo.
Le stenelle formano gruppi di poche decine di individui, che però a volte si aggregano fino a formare branchi di oltre 100 esemplari.
Si tratta della specie più diffusa in Mediterraneo, e si stima che in estate, solo nel Santuario, vi siano fra i 25.000 e i 38.000 esemplari. Se si naviga in queste acque e dei delfini vengono a nuotare alla prua della barca, con ogni probabilità di tratta di stenelle. Anche salti, avvitamenti, e fragorose ricadute sulla superficie dell’acqua sono tipici di questa specie. Dall’inizio degli anni ’90 la popolazione mediterranea è stata vittima di epidemie di Morbillivirus, che hanno provocato la morte di migliaia di individui. Gli studi necroscopici condotti su questi individui indicavano elevati livelli di sostanze tossiche accumulate nel grasso.
È la specie in cui è più difficile riconoscere I singoli individui. Una possibilità, tuttavia, è analizzare le tacche sul margine posteriore della pinna dorsale.
Sono i cetacei più diffusi in Mediterraneo e amano farsi spingere dall’onda di prua delle barche
Le stenelle emettono sia “click” di ecolocalizzazione, per cacciare e orientarsi, sia fischi per comunicare, e sembrerebbero in grado di produrli anche simultaneamente. Si nutrono soprattutto di notte, e per individuare le prede producono serie di click ravvicinati, che al nostro orecchio assomigliano al suono delle “nacchere” delle ballerine spagnole.